IL BLOG DELL’ANGELO

Cucinare è viaggiare

7 novembre 2022

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Anni fa, non ricordo più quanti, mio fratello mi regalò una mappa del mondo, di quelle da grattare. Era il giorno di Natale: mi ricordo che aprii la confezione e iniziai a guardarla, ad amarla con gli occhi.

Sotto il mio sguardo, avevo un intero mondo da esplorare: il gioco consisteva nel grattare con una moneta la superficie degli stati visitati, che si coloravano così di oro, mentre il resto del mondo rimaneva nero, coperto, in attesa dei viaggi del futuro. Quel regalo raccontava il mio spirito pionieristico, la mia voglia di spingermi lontano per incontrare novità e diversità.

Negli anni, la parte nera della carta si è ridotta sempre di più – risultato di tanti viaggi e di tante scoperte –, ma c’è uno stato che più di tutti avrei voluto “grattare” e non l’ho mai fatto: è il Libano, forse il viaggio di miei sogni.
In questi ultimi anni l’ho visitato, sì, ma “a modo mio”…

Film cinema e... cucina: un viaggio continuo

Esistono tanti modi differenti di viaggiare (oltre al viaggio fisico, beninteso): letteratura e cinema su tutti, poi ci sono le guide “turistiche” (avete mai letto “The Passenger” di Iperborea? Sono guide-non-guide che raccontano l’anima profonda di un luogo – una lettura davvero consigliata!).

E poi c’è la cucina, che è sia il mio modo di far viaggiare sia il mio modo di viaggiare. Sì, perché la cucina di un luogo racconta il luogo stesso: ingredienti, tecniche di lavorazione, odori, sapori, colori che sono in grado di
proiettarci a migliaia di chilometri di distanza dal piatto che abbiamo di fronte a noi.

Libano: un viaggio (anche) nel tempo

Io, il Libano, l’ho visitato così, cercandolo nella cucina di altre città, di altri paesi: ogni volta che vado a Nizza, per esempio, mi fermo a mangiare nel mio ristorante libanese preferito. Lì dentro non solo ci trovo la cucina libanese come me la sono sempre immaginata (grazie alle idee e ai piatti di Chef Waleed, con il quale sono ormai entrato in confidenza), ma ritrovo anche un Libano che si è cristallizzato e si è fermato nel tempo.

I ristoranti etnici, quelli tipici, quelli non turistici, si portano dentro un pezzo del loro paese di origine, ma anche un tempo preciso, che quasi sempre corrisponde al momento in cui sono emigrati. E lo stesso mi è successo nei vari ristoranti libanesi
autentici in cui ho mangiato in questi anni (spesso vestendomi a tema, per non farmi mancare proprio nulla): da Torino, a Malta passando per Bangkok e per altre città lontane. Ognuno di loro sapeva raccontarmi il Libano di un momento storico preciso, quello della loro partenza

La cucina libanese

La cucina libanese è agrodolce, molto colorata, ma soprattutto è raffinata; rispetto a cucine più famose, come quella indiana, c’è meno aglio e meno pepe; in ogni piatto si trovano abbinamenti particolari con la frutta secca, in un connubio in grado di stupire i nostri sensi: hummus di ceci, babaganoush, agnello, pesce, spezie, tabbouleh con il bulgur, falafel (con fave, ceci, fagioli). Una cucina davvero stimolante!

La cucina fusion dell’Angelo: viaggiare nel mondo

L’incontro con questa cucina mi ha fatto innamorare di questo paese, che – prima o poi –andrò a visitare, lo prometto.

Per ora mi limito a fare quello che so fare meglio: assaggiare, imparare, mischiare e raccontare le suggestioni che mi arrivano dalle cucine del mondo, per poi portarle nel mio ristorante, L’Angelo.

Una cucina fusion che, nel suo piccolo, ambisce a raccontare il mondo. A viaggiare.

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